Migliorare il benessere interiore: Trasforma, non riempire

Questa mattina, insieme ai ragazzi adolescenti che seguo in un progetto ben riuscito e pensato per sostenerli valorizzando le loro unicità — tra risorse, talenti e anche qualche difficoltà — stavamo per iniziare la nostra consueta “chiacchierata circolare”. Un momento di dialogo condiviso che a volte nasce da temi scelti insieme, altre volte prende forma da un’intuizione del momento, guidata dall’osservazione delle dinamiche che emergono tra di loro.
Oggi ho sentito che era il momento giusto per affrontare il tema della solitudine, un argomento che molti di questi ragazzi vivono in modo profondo e tangibile. C’è chi proviene da una comunità per minori e condivide la quotidianità con altri adolescenti, ma senza la presenza di genitori o amici. C’è chi, invece, ha fragilità così complesse da non riuscire a vivere una vita di gruppo, ritirandosi in un’esistenza solitaria, circondato solo da figure familiari come i genitori o i nonni.

Una delle ragazze, Elda (nome di fantasia), raccontava di avere difficoltà a gestire le relazioni: tende a lasciar entrare gli altri troppo in fretta, senza riuscire a stabilire confini chiari. Lo fa, dice, per colmare quel senso di solitudine che sente costantemente. Eppure, anche quando è circondata da tante persone, quella sensazione ritorna, come se il vuoto non si colmasse mai davvero.

Mi ha colpito molto l’immagine che ha usato: “riempire un vuoto che comunque non si riempie”. Così le ho proposto un altro punto di vista. Forse la solitudine non è un vuoto da riempire, ma uno spazio già pieno — pieno proprio dell’emozione della solitudine. E se è così, allora non serve riempirlo, ma imparare a trasformarlo.

In che modo?

Nel suo caso, il primo passo è iniziare a prendersi cura di sé, mettendosi al centro con dolcezza e amorevolezza, imparando a essere la propria prima compagnia. Spesso, infatti, siamo i giudici più severi di noi stessi, condannandoci per colpe che ci portiamo dentro e non concedendoci il permesso di perdonarci, di accoglierci, di coccolarci. Ma è proprio attraverso questa vicinanza gentile con il proprio sé che può rinascere la fiducia, può crescere l’autostima. Stare in contatto con sé stessi, in modo autentico, penso che sia un atto trasformativo.

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Alessio Ciampa Ghialtzen
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