Influssi filosofici del Dio di Berserk


Introduzione
All'interno del vasto e oscuro arazzo narrativo di Berserk, l'opera magna del compianto Kentaro Miura, pochi momenti possiedono la densità tematica e la gravità metafisica dell'incontro di Grifis con l'entità nota come l'Idea del Male. Situato nel cuore pulsante della saga - capitoli 82 e 83 del manga - questo dialogo è la chiave di volta filosofica dell'intero universo. È qui che l'orrore implicito che permea il mondo di Berserk riceve una voce esplicita, un'agghiacciante teodicea che si rivela essere profondamente invertita e radicalmente antropocentrica. La discesa di Grifis è un viaggio nelle profondità della coscienza umana.
Questo saggio si propone di analizzare come Kentaro Miura, in questa scena cruciale, sintetizzi magistralmente correnti di pensiero apparentemente disparate — la psicologia analitica di Carl Jung, l'ateologia di Friedrich Nietzsche, la cosmologia gnostica e l'individualismo thelemico di Aleister Crowley — per costruire un quadro metafisico terrificante e coerente. In tale quadro, l'umanità non è vittima di un Dio malevolo, ma l'inconsapevole artefice della propria dannazione, intrappolata in un ciclo causale sostenuto dalla sua stessa debolezza e dal suo disperato bisogno di un significato. La scena dell'incontro con l'Idea del Male è la grande rivelazione filosofica di Miura, la chiave crittografica per decifrare l'esplorazione che la serie compie del destino, del libero arbitrio e della natura stessa del male.
È opportuno affrontare preliminarmente lo status del capitolo 83, che Miura stesso scelse di rimuovere dalle successive edizioni del manga. La sua motivazione, secondo le sue stesse parole, era quella di non definire in modo troppo netto la portata del divino nell'universo di Berserk, preservando così un'ambiguità che riteneva fondamentale per la libertà dello sviluppo narrativo. Tuttavia, il contenuto di questo capitolo non è mai stato contraddetto dagli eventi successivi della storia e fornisce una lente interpretativa indispensabile per un'analisi filosofica profonda come quella richiesta. Pertanto, questo saggio tratterà il capitolo 83 come una sorta di "director's cut", una visione privilegiata dell'architettura metafisica fondamentale concepita dall'autore, essenziale per comprendere la logica che governa il suo mondo.
L'Idea del Male e l’ inconscio collettivo jungiano
L'analisi del dialogo deve necessariamente iniziare con l'auto-presentazione dell'entità. Essa non si definisce come una divinità primordiale ed esterna, ma come "l'idea", "il Dio desiderato". La sua origine è dichiarata in termini inequivocabili, che risuonano con una precisione quasi accademica delle teorie psicologiche del XX secolo. L'entità spiega a Grifis: "Tutti gli esseri umani hanno, nel profondo delle loro anime, una coscienza comune che trascende la loro individualità. La loro coscienza collettiva come specie... il suo lato oscuro è questo oceano in piena. Io sono nato da queste onde".
Questa descrizione non è una semplice metafora poetica; è una formulazione quasi letterale del concetto di inconscio collettivo di Carl Gustav Jung. Secondo Jung, l'inconscio collettivo è uno strato profondo della psiche, ereditario e universale, che contiene forme e immagini primordiali condivise da tutta l'umanità, note come archetipi.
L'Idea del Male specifica ulteriormente la sua natura, identificandosi come il "lato oscuro" di questa psiche collettiva, "l'oscurità che dimora in ogni cuore umano". Questa affermazione la allinea direttamente con l'archetipo junghiano dell'Ombra. L'Ombra rappresenta il "lato oscuro" della personalità, il ricettacolo degli istinti repressi, delle emozioni negative, delle paure e dei desideri che la coscienza rifiuta di riconoscere. L'Ombra collettiva dell'intera umanità, accumulatasi nel corso dei millenni attraverso innumerevoli atti di sofferenza, paura, sopraffazione, solitudine e risentimento, ha raggiunto una massa critica tale da acquisire coscienza e un potere quasi divino. Non è un'entità esterna che tenta l'uomo; è la somma aggregata e senziente del male intrinseco all'uomo, ora un agente attivo nel cosmo che plasma la realtà.
La rappresentazione visiva dell'Idea del Male — un cuore mostruoso e pulsante al centro di un vortice di anime tormentate — è la trasposizione artistica di questa realtà psichica. Questo non è un luogo fisico in senso tradizionale, ma il livello più profondo del mondo astrale, un "oceano di sentimenti", una "massa di emozioni negative legata ai cuori di tutti gli uomini". È il mundus imaginalis, la sorgente stessa della coscienza umana, dove gli archetipi non sono solo modelli comportamentali, ma forze causali. La metafisica di Berserk si rivela così essere, nella sua essenza, una psicomachia. Il male è dunque una proprietà emergente della psiche umana. L'intera lotta di Gatsu contro orde di demoni e apostoli viene così riformulata: non è un semplice conflitto tra bene e male, ma una lotta psicologica interiore proiettata su una scala cosmica. I demoni che Gatsu combatte non sono altro che l'esteriorizzazione dei demoni interiori che affliggono l'intera umanità, manifestazioni concrete dell'Ombra collettiva che ha preso forma.
La Morte di Dio e la Proiezione Nietzscheana
La rivelazione dell'origine dell'Idea del Male provoca in Grifis una domanda carica di orrore e stupore:
"Significa che... sono stati gli umani a creare Dio?"
Questa domanda è il fulcro della tesi nietzscheana presentata nella scena. L'umanità desiderava una ragione: una ragione per il dolore, per la tristezza, per la vita e per la morte. Desiderava una spiegazione per il destino che continuava a trascendere la sua conoscenza.
Questo dialogo rispecchia perfettamente la filosofia di Friedrich Nietzsche, in particolare la sua critica alla religione e alla metafisica. Per Nietzsche, "Dio" è un'invenzione umana, una proiezione psicologica creata per rendere sopportabile un'esistenza altrimenti caotica, crudele e priva di senso intrinseco. L'annuncio della "morte di Dio" da parte di Nietzsche non è un'affermazione atea fine a se stessa, ma la constatazione che la credenza in un fondamento trascendente e in un ordine morale oggettivo è diventata insostenibile per l'uomo moderno. Berserk porta questa idea alle sue estreme e più terrificanti conseguenze. Nel suo universo, la proiezione non è rimasta un'illusione consolatoria; l'atto collettivo di credere e desiderare, l'immensa energia psichica generata dal bisogno di un senso, ha letteralmente plasmato questa entità. La "menzogna necessaria" di cui parlava Nietzsche è diventata una verità tangibile e causale.
L'ironia più tragica, un pilastro della visione del mondo di Miura, risiede nella funzione di questa divinità. L'Idea del Male non è stata creata per porre fine alla sofferenza, ma per spiegarla. È la risposta alla domanda "perché soffriamo?". Tuttavia, per mantenere la sua esistenza e il suo scopo, ora deve orchestrare attivamente la sofferenza attraverso il suo controllo sulla causalità. È una profezia di dannazione che si auto-avvera: nata dal desiderio di contestualizzare cosmicamente il dolore, ora lo perpetua per giustificare la propria esistenza. L'umanità, cercando una via di fuga dalla casualità del dolore, ha creato un sistema che lo rende necessario e inevitabile.
L'umanità ha avuto successo nel suo progetto di creare un dio a propria immagine e somiglianza, un dio nato dalla sua oscurità, e ora è costretta a vivere nel mondo che questo dio ha plasmato. È un universo in cui la diagnosi di Nietzsche non è una metafora filosofica, ma la letterale e spaventosa realtà metafisica.
Il Demiurgo Gnostico
La natura e la funzione dell'Idea del Male trovano un'impressionante corrispondenza nella figura del Demiurgo della tradizione gnostica. Per le antiche correnti gnostiche, il mondo materiale non era la creazione di un Dio sommo e benevolo, ma l'opera di un'entità inferiore, ignorante e spesso malevola, il Demiurgo appunto. Questo mondo era visto come una prigione imperfetta e corrotta, un luogo di sofferenza dal quale l'anima, una scintilla del vero Dio trascendente, doveva fuggire attraverso la gnosis, la conoscenza segreta. Il mondo di Berserk, connotato da una lotta incessante, da un dolore apparentemente senza scopo e da una crudeltà onnipresente, è una perfetta rappresentazione di questa realtà cosmologica gnostica.
In questo quadro interpretativo, i membri della Mano di Dio possono essere visti come gli Arconti, i servitori e governatori del Demiurgo. Essi regnano sul mondo materiale, amministrano la sua legge (la causalità) e offrono agli uomini una forma perversa di salvezza e potere in cambio di un sacrificio, legando così gli individui ancora più strettamente alla catena causale orchestrata dal loro padrone. La loro apparenza, che mescola bellezza angelica e orrore demoniaco, riflette la natura ingannevole di questo potere.
La religione istituzionalizzata del mondo di Berserk, la Santa Sede, incarna perfettamente il concetto gnostico di culto inconsapevole. Essi adorano e pregano una divinità che credono benevola, perseguitando come "eretici" coloro che possiedono una conoscenza più diretta e autentica della vera natura del mondo (come le streghe). In realtà, senza saperlo, stanno offrendo la loro devozione al falso dio, al Demiurgo — l'Idea del Male — e diventano strumenti del suo dominio. Questo rispecchia la credenza gnostica secondo cui le religioni tradizionali ed exoteriche erano state ingannate e adoravano il creatore imperfetto del mondo materiale invece del vero Dio, inconoscibile e trascendente.
Di contro, personaggi come Schierke, la sua maestra Flora e lo stesso Cavaliere del Teschio rappresentano la via della gnosis. Essi possiedono una conoscenza più profonda (segreta e diretta) del mondo astrale, della causalità e della vera natura delle forze in gioco. Operano nell'"interstizio", lo spazio liminale tra i mondi, tentando di resistere al piano del Demiurgo e di creare delle crepe nel suo controllo apparentemente assoluto sulla realtà. La loro magia non è un atto di fede, ma di comprensione e manipolazione delle leggi naturali e astrali, un tentativo di riaffermare un'agire umano non completamente sottomesso alla volontà divina.
Il modello gnostico, dunque, fornisce una struttura per comprendere il dualismo fondamentale del mondo di Berserk: il piano materiale corrotto contrapposto a una potenziale realtà spirituale superiore e più autentica. Spiega anche la critica feroce che Miura muove non tanto alla fede individuale, quanto alle religioni organizzate che, nella loro ricerca di dogmi e potere terreno, diventano facilmente strumenti di controllo per una forza nascosta e malevola.
"Sii Come Vuoi"
Al culmine del suo dialogo con Grifis, dopo aver svelato la sua origine e il suo scopo, l'Idea del Male pronuncia un'ingiunzione finale: "Sii come vuoi" (o "Fa' ciò che vuoi", a seconda delle traduzioni).
Questa frase è un'eco diretta e inconfondibile del principio centrale della filosofia esoterica di Aleister Crowley, Thelema:
Do what thou wilt shall be the whole of the Law
È fondamentale comprendere che, nel contesto thelemico, questa legge non è un invito all'edonismo sfrenato o alla gratificazione di ogni capriccio egoistico. Significa, piuttosto, che ogni individuo ha il dovere di scoprire e attuare la propria Vera Volontà, ovvero il proprio scopo unico ed essenziale, il proprio destino autentico nel cosmo, libero dai condizionamenti della società, della morale convenzionale e dell'ego superficiale. Raggiungere la conoscenza della propria Vera Volontà richiede, secondo Crowley, un percorso di autodisciplina, introspezione e pratiche magiche.
L'applicazione di questo principio nel contesto di Berserk crea il paradosso più profondo e inquietante della serie. L'Idea del Male ha appena finito di spiegare di essere il motore della causalità e di aver meticolosamente orchestrato ogni singolo evento della vita di Grifis per condurlo esattamente a quel momento, in quel luogo. L'universo appare come un sistema rigidamente deterministico, un fiume di causalità dal quale è impossibile deviare. Come può, allora, essere concesso a Grifis il libero arbitrio? Come può "essere come vuole" in un mondo dove ogni sua azione passata è stata preordinata?
La soluzione a questo paradosso è sottile. La "libertà" concessa a Grifis non è una vera libertà di scelta, ma la conferma finale della sua sottomissione. Nel momento in cui accetta la trasformazione in Femto, la sua volontà individuale cessa di esistere come entità separata e si allinea perfettamente con la volontà collettiva che ha generato l'Idea del Male. La sua ambizione personale — il sogno di possedere un regno — si fonde e diventa indistinguibile dallo scopo stesso dell'entità. La sua volontà diventa la volontà dell'"ego di questo mondo". È "libero" di agire solo perché i suoi desideri ora coincidono perfettamente con il flusso della causalità che l'entità stessa detta. Non sta spezzando le catene del destino; sta diventando la catena stessa, l'agente più consapevole e potente della causalità.
L'ingiunzione "Sii come vuoi" non è quindi un dono di libertà, ma l'atto supremo di schiavitù. A Grifis viene concessa l'illusione della massima agency individuale nel preciso istante in cui la perde completamente. La sua libertà è una tautologia: è libero di fare esattamente ciò che era destinato a fare fin dall'inizio. Questo è forse l'aspetto più insidioso e crudele della metafisica di Miura. La vera dannazione non consiste nell'essere costretti a compiere il male, ma nello scegliere di compiere il male che si era sempre destinati a compiere, e chiamare questa scelta "libertà".
Voglio le ali
La risposta di Grifis all'ingiunzione divina è tanto concisa quanto densa di significato: "Voglio le ali". Questa richiesta finale, prima della sua metamorfosi in Femto, è un simbolo potente e stratificato che racchiude l'intera tragedia del suo personaggio.
In primo luogo, le ali rappresentano la libertà e la trascendenza. Sono il desiderio di sfuggire alla prigione del suo corpo mutilato e spezzato, di librarsi al di sopra del campo di battaglia e delle limitazioni umane per raggiungere finalmente il castello del suo sogno, non più costretto a erigerlo su una montagna di cadaveri, ma in grado di raggiungerlo con le proprie forze. In secondo luogo, le ali sono un classico simbolo di apoteosi e divinità. Richiedendole, Grifis accetta il suo ruolo messianico, quello del "Falco di Luce", un salvatore angelico destinato a guidare l'umanità. Tuttavia, l'ironia più crudele risiede nella loro forma: le ali che ottiene sono simili a quelle di un pipistrello, demoniache, il marchio stesso del suo patto infernale. Simboleggiano la sua nuova natura di Femto. La sua ascensione una caduta. Le ali che gli permettono di volare sono le stesse che lo legano per sempre all'Idea del Male.
Questa ambiguità si estende alla sua figura in relazione all'ideale nietzscheano dell'Übermensch. Con la sua "morale da signore", la sua ambizione smisurata e la sua volontà di agire "al di là del bene e del male", Grifis sembra incarnare molte delle caratteristiche dell'Oltreuomo di Nietzsche. L'Übermensch è colui che supera la condizione umana, rifiuta la morale tradizionale (da schiavo) e crea i propri valori, affermando la vita in tutte le sue forme.
Però, un'analisi più attenta rivela che Grifis è una perversione, una critica di questo ideale. L'Übermensch deve raggiungere l'auto-superamento attraverso la propria forza interiore, la propria "volontà di potenza". Grifis, invece, nel suo momento di massima debolezza e disperazione, non supera la sua sofferenza: si sottomette a un potere superiore (l'Idea del Male) per fuggire da essa. Non crea i propri valori dal nulla; adotta e incarna i valori di un sistema preesistente. La sua trasformazione non è un atto di auto-creazione, ma di abdicazione. Inoltre, le sue azioni successive, in particolare la violenza sessuale su Casca perpetrata di fronte a Gatsu, non sono espressione di una "nobile" volontà creatrice, ma atti di profondo ressentiment, una vendetta psicologica contro l'uomo che, andandosene, gli aveva fatto "dimenticare il suo sogno".
Per Nietzsche, il ressentiment è il marchio distintivo della morale degli schiavi, non di quella dei signori. In netto contrasto, è Gatsu a incarnare in modo più autentico la lotta nietzscheana. Egli è lo “Struggler", colui che si oppone costantemente alla corrente della causalità, che sopporta sofferenze inimmaginabili senza mai sottomettersi a un potere superiore, e che forgia il proprio significato non da un sogno grandioso e astratto, ma dalla protezione concreta delle persone che ama. Mentre Grifis ottiene una falsa trascendenza attraverso la rinuncia alla propria umanità, Gatsu rappresenta il percorso doloroso, infinito, ma più genuino dell'auto-superamento umano. Grifis non è l'Übermensch; è l'Ultimo Uomo con una maschera bellissima, lo schiavo supremo che si crede il padrone assoluto.
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